Ho scritto molto - nei libri già pubblicati da importanti Case Editrici - e continuerò a scrivere sull'Arte, rintracciando il nesso spirituale che la realizza come profonda riflessione dell'esperienza umana. Negli anni ho anche messo la mia penna a disposizione degli artisti, esprimendo con chiarezza meditativa i loro messaggi.

Nella crisi attuale, l'Arte deve assumersi la responsabilità di approfondirsi, divenendo il veicolo creativo ed esemplare del nuovo; per questo diviene ancor più rilevante la sua capacità di comunicazione. In tale prospettiva, anche la scrittura sull'Arte assume un nuovo significato: cessando d'essere un'esercitazione di mestiere, deve saper esprimere la vitalità intuitiva che può raggiungere il cuore delle persone, per resuscitarlo col sentore di ciò che è vero.

In questo sito intendo donare visibilità agli artisti che hanno deciso di avvalersi della mia scrittura per presentare il loro lavoro. Inoltre presento le mie meditazioni su importanti artisti storici.


SATVAT E' ARTISTA VISIVO E SCRITTORE

SATVAT E' ARTISTA VISIVO E SCRITTORE
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domenica 11 settembre 2011

Satvat per Gréta Cork

Gréta Cork - Passage - 2011

La pittura di Gréta Cork ha due anime: una è risolutamente devota al colore, tanto da non arginarlo nella figurazione, l'altra si ingegna nel disegno. Nel colore la pittrice non si accontenta di trastullarsi, inventando chimere coloriste prive di potere, ma va a saggiare nel profondo della materia, testando con metodica d'alchimista le nature inerti dei colori. Quindi, cuocendoli nell'athanor del suo cuore, li sottopone al fuoco della creazione, sino a che iniziano ad agitarsi interiormente, a trasmutare. Entrano così in movimento, con una forza di proiezione che li porta a moltiplicarsi in miriadi di tessere cromatiche ed irrequiete, che tenderebbero a sfuggire nel caos se non fossero ancorate allo sguardo dell'autrice. 
Così attivati nel profondo, i colori sarebbero pronti ad esplodere in turbolenze disordinate, ma con cura amorevole l'artista li vincola ad un sentimento di centralità pulsante. Allora, non potendo disperdersi, le tessere colorate iniziano a ruotare come in un caleidoscopio. I quadri di Gréta mostrano questa qualità caleidoscopica d'inarrestabile movimento, che fluisce e si ricrea circolarmente. Non so se la pittrice ha appreso anche dalle leggi del Tao, espresse dagli antichi pittori orientali che dipingevano filosoficamente nel cerchio, seguendo il moto circolare della vita; certamente l'ha imparato vivendo, con se stessa e nell'arte. 

A mio parere, il mondo puro del colore è per Gréta un sentimento più privato, mentre tramite il disegno si adopera a comunicare, segnalando le sue mappe della creazione. Fa questo con un arazzo ludico di figurazioni fittamente compenetrate, brulicanti. Ecco allora un Carnevale di maschere e di metamorfosi, con una stesura piatta del colore e con un gusto del contrasto che potrebbero far pensare al Pop, poiché l'artista delinea un insieme in cui nessuna figura denuncia un approfondimento personale o drammatico. Tuttavia – a differenza del Pop – c'è un calore interno, di sentimento, che sostiene internamente l'impianto pittorico; in questo modo esso risulta fitto ma trasparente, lasciando trapelare l'intima motivazione.

venerdì 27 maggio 2011

Satvat per Roberto Ausilio - postfazione al suo libro "Ali di vetro"

Siamo amici, Roberto e io, tuttavia, porgendo queste sue poesie alla mia riflessione, mi ha rivelato aspetti nuovi, e più profondi, della sua anima. Questo è quello che fa il poeta: apre il suggello dell'anima e lascia che ne sgorghi il liquore della profondità, materia misteriosa, intima e massimamente sensibile. Egli ci avverte di non essere poeta, dicendo che “la poesia piuttosto/ talvolta subisco”, e testimoniandolo manifesta, con semplicità, la verità più alta. Infatti nessuno è mai poeta, o artista; è la Poesia che, quando trova un cuore sensibile, può manifestarsi. Gaudì, il grande architetto/artista catalano, affermava risolutamente che l'uomo non può creare, ma è la Natura a farlo per suo tramite. Siamo noi stessi parte integrante del grandioso spettacolo della Creazione, e immersi in un kosmos multidimensionale, rutilante di essenze, vibrazioni e emozioni; tutta questa vita fermenta inesauribilmente, governata dall'Ispirazione che porta ogni seme a fioritura, anche i semi volatili della Poesia. 

Chi rimane schiacciato dalla routine e dall'estraneazione di sé è costretto a dimenticarlo, ed è quindi un cattivo giardiniere, che seppellisce il proprio giardino con le macerie cementizie della mente. Al contrario, il pregio dell'artista è quello di rassodare il terreno e attendere fiduciosamente i fiori, cosa che si può fare solo vivendo, e vivendo intensamente. Il poeta è un coraggioso che non si risparmia, che si getta con delizia nel vortice delle emozioni, ben sapendo che ogni volta è una nuova iniziazione. Che ogni volta ne verrà trasformato, provando l'eccitazione indicibile dell'appartenenza, sentendosi parte vibrante di un Tutto ma con la consapevolezza che tutto è, al contempo, dentro e al di fuori di noi stessi, che tutto ci vive e ci riguarda, e insieme può essere contemplato: un sincretismo misterico che appicca il fuoco interiore. Un fuoco dolce ma indomabile, il quale sospinge all'alchimia del senso poetico, che solo dopo mille risacche dell'anima può spiaggiare, con innocenza, sulla carta. È il canto di una fame atavica di rivelazione, che nulla potrà mai colmare, tanto che Roberto dice: “non posso saziare questa fame infinita”; infatti non si può venire a capo dell'immenso mistero della Vita, però si può viverlo e cantarlo. Ed è questa la somma ispirazione che si può trarre dagli scritti di ogni vero poeta: una seduzione a vivere più intensamente, aprendo occhi capaci di cogliere i mille piccoli/grandi miracoli.

Un aspetto che mi ha particolarmente colpito delle poesie di Roberto, è l'agire diretto degli elementi naturali; sono questi - com'è, con versi meno drammatici, anche nell'haiku giapponese - a provocare le visioni del poeta. Egli si espone all'aria, al raggio di sole, al chiarore argenteo della luna, al flusso dell'acqua, traendone una maestria d'evocazione poetica. Per cui giustamente scrive: “non nasce dal petto questo canto/ ma dal ramo assetato di sole”. Roberto, proprio come un ramo, sta piantato in terra e disteso nel cielo; non si arroga l'arbitrio di una scelta, e si lascia piuttosto permeare dagli influssi naturali: ondeggiando liberamente, traduce il suo stormire di fronde in poesie. Poesie che conservano memoria del vento che le ha attraversate, e del tocco leggero che le ha accarezzate. In questo sono vivamente sensuali, ma con una sfumata qualità di eco, che non cessa di risuonare. 

Ed anche, a mio parere, Roberto è poeta che ha memoria delle sua terra natia e delle proprie radici: un mondo popolato d'umanità esuberante quanto riservata, asciutto pur se carico di frutti e di effluvi ammalianti. Un mondo interiorizzato, scavato nell'anima come i suggestivi “sassi” della sua Matera; chi si aggirasse con accortezza in questi percorsi primordiali e tortuosi, può incorrere in visioni forti ed inaspettate, che sono i benefici tranelli con cui l'anima si rivela a se stessa. Questo è il mio augurio ai lettori, ed è il complimento che posso tributare al mio amico poeta.

sabato 19 marzo 2011

Satvat su Marc Chagall

Marc Chagall - L'artista e la sua modella - 1949

Marc Chagall è pittore straordinario della nostalgia, di una nostalgia che egli ha riferito particolarmente al paesetto natio, Vitebsk, ma che in realtà ha un significato ben più simbolico e mistico. Nella pittura di Chagall, Vitebsk non è un luogo geografico bensì un luogo del sogno e dell'anima, dove si aggirano caprette parlanti ed altri animali prettamente simbolici e umanizzati. Le case sono architetture scenografiche e inabitate, come in un presepio, e la popolazione umana ha un deciso carattere fiabesco, quando sta arrampicata sui tetti ma anche se ritratta in normali occupazioni. Il colore si sparge nel paesaggio con nuvole vivamente cromatiche, le quali appaiono sospinte da un vento misterioso, che suscita personaggi, cose ed emozioni affascinanti poiché indefiniti. A Vitebsk anche il tempo non ha uno scorrimento ordinario, ma forma quinte in cui si riflettono accadimenti passati, presenti, futuri, e che mai avverranno, con un senso straordinario ed intrigante di contemporaneità.

Il pittore ha creato questo suo mondo immaginifico sulla tela credendoci con innocenza, così ha compiuto il miracolo di renderlo pulsante, conferendogli quell'assolutezza con cui i nostri sogni notturni ci illudono d'essere veri. Con tale incantesimo i sogni a volte possono comunicarci dei misteri, e questo è il modo con cui la nostalgia dell'artista ci contagia dolcemente. Una nostalgia simile alla melanconia dell'alchimista, ma affatto saturnina bensì ridente; però non meno spirituale. Infatti Chagall è stato un mistico che ha scelto di dipingere piuttosto di recarsi alla sinagoga, che alla rigidità dell'orazione canonica ha preferito la danza della pittura. In ciò ha mostrato il folle genio dei mistici hassidi che egli aveva visto piroettare sulle piazze della sua infanzia; sono certo che lì comprese come l'autentico misticismo sia al di là delle regole, che la vera preghiera si matura nel vivere, e nel vivere intensamente con l'apertura del cuore. Egli è stato infatti un pittore-musico errante, come i suoi violinisti trasfigurati, ed ha composto sarabande di colori e di figurine aggraziate e sorridenti.

La sua è una canzone eterna dell'intimità e dell'amore, di cui la donna amata è stata Dea e musa ispiratrice. Il sogno di Chagall parve lacerarsi dopo la morte di Belle, ma per fortuna sorse per lui un'altra Luna; due donne amatissime che sono state uno stesso archetipo femminile nella sua pittura quanto nella sua vita, uno specchio irrinunciabile per rasserenarsi nella fiducia della congiunzione alchemica degli opposti. Il pittore si è continuamente raffigurato insieme all'amata, ma senza l'investigazione introspettiva dell'autoritratto; non ha inteso vedersi personalmente, bensì celebrare l'unione amorosa, in cui la presenza del singolo è irrilevante. Quella coppia che ha così tanto accarezzato con la sua pittura è un gioco di specchi, una formula d'integrazione, un costante richiamo all'androginia spirituale, una posizione di unità intorno a cui si compone il grande spettacolo dell'irrefrenabile generazione, quasi un mandàla della Creazione.