Ho scritto molto - nei libri già pubblicati da importanti Case Editrici - e continuerò a scrivere sull'Arte, rintracciando il nesso spirituale che la realizza come profonda riflessione dell'esperienza umana. Negli anni ho anche messo la mia penna a disposizione degli artisti, esprimendo con chiarezza meditativa i loro messaggi.

Nella crisi attuale, l'Arte deve assumersi la responsabilità di approfondirsi, divenendo il veicolo creativo ed esemplare del nuovo; per questo diviene ancor più rilevante la sua capacità di comunicazione. In tale prospettiva, anche la scrittura sull'Arte assume un nuovo significato: cessando d'essere un'esercitazione di mestiere, deve saper esprimere la vitalità intuitiva che può raggiungere il cuore delle persone, per resuscitarlo col sentore di ciò che è vero.

In questo sito intendo donare visibilità agli artisti che hanno deciso di avvalersi della mia scrittura per presentare il loro lavoro. Inoltre presento le mie meditazioni su importanti artisti storici.


SATVAT E' ARTISTA VISIVO E SCRITTORE

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domenica 31 ottobre 2010

Satvat per Valter Ambrosini

L'ARTE DELLA MEMORIA:

Una mostra particolare, questa di Valter Ambrosini, e coraggiosa. Viviamo in un mondo sempre più disumanizzato, tecnologico ed estraniato in una globalizzazione galoppante, di cui molta Arte Contemporanea è, purtroppo, lo specchio fedele, patendo così un'espropriazione d'anima. Invece questo artista ha orientato lo sguardo della sua pittura nel microcosmo esistenziale del proprio paese, Castelgiorgio, operando in tal modo una riconversione della stessa all'intima motivazione dell'Arte, che è quella di rivelare le radici misteriose di ciò che rimarrebbe solo prosaicamente visibile. Affinché ciò possa accadere, occorre recuperare il senso dell'intimità esistenziale, dell'esperienza quotidiana, farsi memoria per non dimenticare chi realmente siamo. Ed infatti uno dei grandi temi dell'Arte è quello del senso d'identità dell'essere umano, per cui possiamo riconoscere di non essere frammenti sperduti in un caos alieno, fondando piuttosto un senso d'integrazione.

Valter Ambrosini ha operato questa ricerca di memoria, che è anche ricordo del presente, nel territorio a lui più prossimo, rintracciando le iconografie esemplari e profondamente umane di personaggi che sono tutt'altro che personaggi, cioè non sono stereotipi ma esseri unici, osservati con affettiva partecipazione. Nulla è peggio dell'essere congelati in un personaggio, banalizzati con le malizie che i mass-media ci hanno insegnato, svuotati di profondità e contraddizioni. In modo ben più fecondo, i soggetti su cui l'autore ha lasciato posare l'occhio sensibile della Pittura non sono messi in fila, espropriati di se stessi; al contrario, sono colti in un'individualità che non è plastificata dall'artificio. La sensitiva partecipazione che il pittore ha saputo esercitare, scava sin nelle radici animiche dei sogni che a ciascuno di essi appartengono, mostrando come si possa essere eroi di se stessi, glorificati da una straordinaria ordinarietà che ci fa uguali a nessun altro, e non codificabili. Per questo ogni figura ritratta risulta “vera”, ed è stata pittoricamente immersa in una solitudine quasi lunare, che non la isola dal tutto, bensì intende far risplendere la preziosità dell'unico. Nel quadro del barbiere vi sono due persone che sono raddoppiate nello specchio, a significare l'importanza dell'atto sociale e quotidiano, in cui l'individualità diviene corale. Questo dipinto è in verità saturo di implicazioni, poiché ci mostra come ognuno possa fungere da specchio, e testimonia velatamente anche la “funzione di specchio” che la Pittura stessa deve saper esercitare; qualsiasi cosa l'artista giunga ad effigiare sulla tela, deve saper evocare in chi guarda un auto-riconoscimento segreto.

In questa mostra, che è dedicata alla memoria attualizzata ed attuale di Castelgiorgio, rincontriamo non solo i nostri vicini, dato che questa amplificazione d'umanità, che solo l'Arte può evocare, giunge a toccarci direttamente; pur riverberato dal singolo, il tema si allarga al senso collettivo che è storia vivente di un paese, ma inoltre esso è anche riflessione sul senso esistenziale dell'uomo in generale. Per questo motivo, il dipinto che raffigura le nozze dei genitori dell'artista è rigorosamente in bianco e nero, espediente che cristallizza l'evento in una a-storicità che è fuori dal tempo; così esso diviene un simbolo di genitura ancestrale e fondamento stesso della memoria, che rende comprensibile il presente e lo proietta in ogni possibile futuro. Nello stesso tempo esso è posto come nume tutelare che legittima organicamente l'intera mostra, annunciando che si ama, per cui si trasmette il patrimonio della vita, e così si forma il vivere collettivo, che dev'essere tutelato dalla reciprocità e dal rispetto. Emblematicamente, Valter Ambrosini ritrae se stesso intento a dipingere lo sposalizio dei genitori; egli vuol significare la profonda comprensione delle radici, di una memoria trasmissiva ed archetipica che in lui stesso si rende attuale, per cui egli può osservare con empatia il mondo che lo circonda, e quindi è reso capace di narrarlo con straordinaria efficacia.

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