Ho scritto molto - nei libri già pubblicati da importanti Case Editrici - e continuerò a scrivere sull'Arte, rintracciando il nesso spirituale che la realizza come profonda riflessione dell'esperienza umana. Negli anni ho anche messo la mia penna a disposizione degli artisti, esprimendo con chiarezza meditativa i loro messaggi.

Nella crisi attuale, l'Arte deve assumersi la responsabilità di approfondirsi, divenendo il veicolo creativo ed esemplare del nuovo; per questo diviene ancor più rilevante la sua capacità di comunicazione. In tale prospettiva, anche la scrittura sull'Arte assume un nuovo significato: cessando d'essere un'esercitazione di mestiere, deve saper esprimere la vitalità intuitiva che può raggiungere il cuore delle persone, per resuscitarlo col sentore di ciò che è vero.

In questo sito intendo donare visibilità agli artisti che hanno deciso di avvalersi della mia scrittura per presentare il loro lavoro. Inoltre presento le mie meditazioni su importanti artisti storici.


SATVAT E' ARTISTA VISIVO E SCRITTORE

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domenica 31 ottobre 2010

Satvat su Vincent Van Gogh

Vincent Van Gogh - I cipressi - 1890
MOSTRA AL VITTORIANO DI ROMA
Van Gogh:Campagna senza tempo e città moderna.

Prendendo lo spunto dalla mostra romana su Van Gogh, torno a parlare di questo artista straordinario, che ho citato su molti dei miei libri. In lui si sono concretizzati tutti i sogni indomiti, le ispirazioni celesti e infernali, i conflitti, le intuizioni delle forze segrete delle materie, le vertigini ispirate che appartengono ad ogni artista. Van Gogh ha vissuto tutto questo con coraggio, catarsi primordiale e sacro tremore, pagando un pesante tributo all'allora nascente individuazione dell'individuo/artista; tuttavia la sua opera, pur tragicamente carnale, ha trovato la via di un'ascesi che tuttora commuove ed insegna. Non come sogno spiritualista, bensì come intensa alchimia che ha approfondito con forza le viscere dell'uomo quanto della materia pittorica; lì il pittore ha frugato, rovistando le scorie sino a trasfigurarle nella luce. Per questo la sua pittura non si è spenta, ma cova come brace sulla tela, sensibile ad ogni alito contemplativo per rinfocolarsi e sprizzare meraviglia.

La pittura di Van Gogh ha vissuto profondamente il suo tempo, mettendo radici nella pietra lavica, con tenacia inaudita e disperazione, ma ciò che egli ne ha tratto è un singulto della visione che ha trasceso il tempo, divenendo immortale. E profondamente gioiosa, nonostante tutto, mostrando il tesoro irrinunciabile dell'arte, che nessun artista deve mai dimenticare. Allora, agli albori dell'Arte Moderna, quel fulgore materico e veritiero, gettato dal pennello, è stato ritenuto rozzo dai benpensanti che volevano principalmente anestetizzarsi nell'arte, sentendosi rassicurati dall'estetica tradizionale; ma quella forza primigenia, avulsa dai compromessi, era una pulsazione di vita che niente ha saputo soffocare. Questo apprezziamo, sensualmente godiamo, spiritualmente riconosciamo, sentendoci intensamente grati.

Davanti alle tele di Van Gogh, salgono brividi spremuti dai colori, vivaci e gravidi di succo come frutti maturi. In questo modo il pittore ha rappresentato i propri sogni visionari: plasmandone la polpa rigonfia, aprendo il suggello delle proprie viscere e scendendo in fondo alla miniera, per trarne le gemme rilucenti. Ne ha provato il brivido ancestrale, trovando il dinamismo sinusoidale dell'anima che ha abolito ogni rigore figurale; tutto risulta in moto, nell'irrefrenabile mutazione della Vita, che uomini più pavidi hanno cercato inutilmente di raffrenare. L'artista, figlio di quel tempo, non ha potuto sostenere tutto questo nella propria personalità; conservava una rigidità dolente, poco meditativa, tuttavia non si è sottratto, sino ad esserne spezzato. Ma il suo coraggio d'avventuriero ha comunque reso la preghiera urlante della sua pittura ben più preziosa e più vera di ogni salmo, di ogni recitazione canonica.

Il dramma s'avverte maggiormente nelle visioni metropolitane di Van Gogh, teatro d'aspro confronto ed emarginazione; ma anche in queste il pittore ha calato un umore intimistico, profondamente umano e infuso di compassione. Pure la città moderna non ha potuto limitare la proliferazione dell'interiore, che è ascesa glorificandosi in notti stellate e turbinanti.

Riflettendosi nella Natura campestre, Van Gogh si è scoperto più orientale, trasfondendo il proprio amore per le stampe giapponesi. La sua esplorazione silvestre ha un'afflato non piattamente naturalistico, bensì animato da un soffuso senso di satori, la rivelazione zen che l'artista aveva inconsciamente respirato insieme all'Arte dell'Estremo Oriente.

In definitiva, la mostra del Vittoriano è un'occasione per aprire il cuore, partecipando alle visioni poderose di questo grande artista, patriarca involontario della coraggiosa individuazione dell'uomo e della Pittura.

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